Palizzi Centro

Cenni storici su Palizzi Superiore


Gli Hethei-Pelasgi, forse, vi videro raffigurato  in quella mastodontica "Rocca", a Palizzi Superiore, il loro dio Set o Apollo Aleo e per tale la venerarono. O potè anche essere che col tal nome i colonizzatori divinizzarono il fiume cui rimase il nome di Alece, che a sua volta lo diede al Porto e al Paese di Palizzi.
Altre motivazioni che influenzarono positivamente gli Hethei-Pelasgi per la scelta del sito da occupare, oltre quella del fiume, saranno state, da un lato dalla ricchezza di numerose sorgenti acquifere e dall'altro il ritrovarsi in presenza di accoglienti rifugi abitativi dentro le grotte rocciose proprio sotto il fortilizio naturale dell'alta rupe rocciosa, <<quadrata>> in maniera forse unica al mondo.
Certo anche il clima, i verdi pascoli, le mandrie di armenti allo stato selvaggio le vergini foreste ricche di cacciagione, l'abbondanza di creta per mattoni, tegole e vasellame, pietre calcaree a non finire per ottenere la calce, e il tutto calcolato come dono divino e segno della volontà di Set, avranno avuto un loro ruolo non secondario nella scelta. Anche se vien da credere che per determinarla in assoluto vi concorse la paura dei pirati che razziavano lungo le coste e mai si sarebbero avventurati nella gola dei monti ad assaltare un paese serrato e protetto dalla naturale fortezza della Rocca, sulla quale più tardi si elevò un <<Castello>>.
Nell’antico centro storico, a Palizzi Superiore, lo sviluppo edilizio cominciò dalla conformazione naturale di molti "Catoja" (sono il plurale di Catojo e letteralmente significa vano sottostante, che, se buio e cavernoso, prende al singolare il corrispondente termine di Catùso e al plurale di Catùsa o Catùsi), sopra i quali più tardi si costruirono le case del paese.
Le affumicate pareti rocciose di questi antri confermano che essi costituirono le prime abitazioni dei nostri Aborigeni Hethei - Pelasgi.
Per quanto tempo è impossibile dirlo, ma certamente finchè non passarono dalla costruzione dei <<muri a secco>> a quelli murati con creta e <<mavròpolo >> ( argilla plumbea) e in fine alla muratura con calce, quando già ormai disponevano di tegole per la copertura, di uno spazio più capiente tra una grotta e l 'altra, col pavimento in terra battuta.
Il progresso dell'arte e la differenziazione per censo, li portò poi alla costruzione della casa con solaio << solarata>> ad un piano fuori terra e poi di seguito alla Casa << palazziata >> e alle << palazzine>> che furono degli autentici palazzoni.
Cosicchè nelle prime catapecchie di creta rimasero ad abitare i pezzenti, mentre la <<mastranza e i massari>> salirono nella casa solarata, il Clero ed i Magnifici nelle case Palazziate, i parenti prossimi del "Padrone" nelle <<Palazzine>>. Mentre egli, Comandante in capo, si insediò con tutta la sua Corte, sopra la Rocca, nel Palazzo per eccellenza.
Questa fu Palizzi fin dai tempi antichi. Uno scrittore e paesagista inglese, Edward Lear, (39) vedendola per la prima volta, così la descrisse il 3 agosto del 1847: <<...siamo giunti ( da Bova) in vista di Palizzi, una città molto strana, costruita attorno ad una roccia isolata, dominante una delle tante strette vallate aperte al mare. Venendo come noi abbiam fatto, dall'altopiano siamo arrivati al di sopra di Palizzi, il cui castello è visibile solo dal lato nord, così, per arrivare al livello del fiume e alla parte bassa della città, è necessario discendere una scala perfetta tra case e pergolati, aggruppati nel vero stile calabrese fra sporgenze coperte di cactus da una roccia all'altra dove sembravano crescere. Nessun posto più selvaggio nè più straordinario di Palizzi può attirare l'occhio di un artista. ... Abbiamo lasciato questa città alle ore tre del pomeriggio.... incominciammo ad ascendere le colline di Pietrapennata. Dal lato nord, Palizzi appare completamente in forme differenti, ed è una di quelle scene "Poussinesque" di carattere così squisito e così peculiare dell'Italia >>.
 

Comune di Palizzi

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